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Tenuta "Dello Scompiglio", 7/12/24, ore 19.30
VOCI SVELATE
La voce è il primo strumento di espressione e comunicazione di cui l’essere umano fa esperienza fin dalla nascita. Attraverso il soffio e il pianto, una sorta di Ur-schrei, ciascuno di noi manifesta la propria presenza nel mondo e invoca la relazione con l’Altro.
La voce è un corpo nel corpo che racconta di sé e del soggetto che abita e a cui è indissolubilmente legata. E’ portatrice di una potenza archetipica indipendente dalla parola; infatti, prima di essere tramite del logos, la voce è phoné, è suono.
Ed è sempre attraverso il suono del corpo che l’essere umano scopre il battito e inventa le prime percussioni; il legame voce e percussioni risale quindi ai tempi dei tempi e ci riconduce a uno spazio temporale ancestrale.
L’unione di melodia e ritmo, attraverso l’incontro di voce e percussioni, rievoca una gestualità rituale, a tratti mitica e mistica: Voci svelate è un percorso di ascolto e in ascolto degli elementi del cosmo che riconduce ad un battito arcaico e richiama ad una connessione profonda con il corpo, con la terra e la nostra pulsazione vitale.
Nel programma Voci Svelate i protagonisti rivelano le loro molteplici voci, a partire dal brano a voce sola Com a tua Voz (2011) del compositore lucano Pasquale Corrado (1979), che prende spunto dal celebre fado Com que Voz e dai versi di Luìs Vaz de Camões (1524-1580) che vengono rielaborati mediante due tecniche vocali descritte dall’autore: «La prima è concentrata sulla rielaborazione del testo: dalle consonanti non vocalizzate si procede verso le vocali. La seconda crea dei volumi spirali in cui le parole assumono una forma vorticosa, veloce e molto dinamica. La rapidità della dizione costruisce le parole, come una seta variopinta che definisce i contorni di un corpo in movimento. La musica non segue il significato del testo in maniera didascalica, ma lo crea.»
Psychopompos (1988), brano di Giorgio Battistelli (1953) dedicato ai Percussionisti di Strasburgo, nasce come sestetto. In questa occasione viene presentato nella nuova versione per trio, realizzata da Gianluca Ruggeri nel 2023. Lo Psychopompos è la figura mitica che accompagna le anime dal regno dei vivi al regno dei morti, al di là del Grande Fiume. La dualità è un elemento che caratterizza lo Psychopompos, nel quale due elementi formano un solo corpo. Il brano prova a dare un corpo ed una voce ad un Caronte immaginario che, sulla scena, è rappresentato da tre interpreti e sei strumenti. Durante i dialoghi, le voci emergono come quelle di un coro invisibile, quasi un insieme di anime che abitano il corpo cilindrico del tamburo arcaico.
Gli strumenti utilizzati in questo brano sono sei tamburi a frizione di differente taglia e una marimba a cinque ottave. “Questo tipo di tamburo a frizione è denominato a Napoli e in tutta la Campania putipù” spiega Battistelli. “Ho scelto il putipù perché questo strumento è quello che rappresenta al meglio l’idea del doppio. Il putipù rappresenta simbolicamente la bisessualità. Il cilindro è l’elemento femminile, la canna il simbolo fallico. È lo strumento hermaphrodita preferito da Pulcinella, arcaico personaggio della Commedia Popolare, che si diverte ma riveste sempre gli abiti con i colori della morte: il bianco del costume, il nero della maschera. Psychopompos è una cantata per sei voci che dialogano in un registro grave e medio. Il suono è prodotto sia per mezzo della tecnica arcaica dello strumento, sia con una nuova tecnica creativa”.
Voce e percussioni si riuniscono per presentare due dei venti Canti del Capricorno (1962-1972), di Giacinto Scelsi (1905-1988), opera monumentale della vocalità del XX secolo, nata grazie all’incontro con la cantante giapponese Michiko Hirayama la cui duttilità ed esperienza ispirò Scelsi nell’esplorazione delle potenzialità del gesto vocale.
In questo lavoro, il compositore indaga il rapporto tra oralità e scrittura scegliendo di abolire i testi e di adottare soltanto fonemi per l’intonazione del canto, per porre l’accento esclusivamente sul suono e sulle possibilità timbriche della voce. Durante la gestazione dell’opera, Scelsi si interessò non solo all’indagine verso le esperienze vocali “colte” a lui coeve, ma anche al canto dei monaci buddisti e ai Rāga indiani, andando a fondere timbriche e gestualità proprie di Oriente e Occidente.
Il testo è assente anche nel brano di John Cage (1912 -1992) A Flower (1950), per voce e suoni di percussione originariamente su un pianoforte chiuso, composto per una coreografia di Louise Lippold. La cantante vocalizza una piccola linea melodica attraverso dei fonemi come “uh”, “wah” seguendo alcune diciture riportate in partitura che richiamano il mondo animale.
The Wonderful Widow of Eighteen Springs, per voce e piano anche in questo caso sostituito da piccoli strumenti a percussione, è del 1942 e trae spunto da un passaggio di Finnegans Wake di James Joyce. Anche qui, la linea vocale è composta solo da pochissime note ma, insieme ai suoni percussivi, riesce a creare un mondo sonoro particolarmente evocativo, diventando uno dei brani vocali più noti di Cage.
La purezza della espressività cageana si riversa in una vocalità più intensa e lirica nel breve brano a voce sola di Elliot Carter (1908-1992) La Musique (2007), nato come omaggio a Les Fleurs du Mal di Charles Baudelaire, da cui è tratto il testo poetico: “La musica spesso mi porta via come fa il mare…”.
L’evocazione legata all’acqua continua con Rain Tree, brano per vibrafono, due marimbe e crotali del 1981 del compositore giapponese Tōru Takemitsu (1930-1946). Nelle parole del Maestro: “l’albero della pioggia sembra che faccia piovere. Ogni volta che piove di notte, per tutta la mattina seguente l'albero fa cadere gocce da tutte le sue foglie, come piccole dita”.
A chiudere questo dialogo tra voce umana e percussioni Elegy (1996), brano del compositore cinese Guo Wenjing (1956), scritto appositamente per Ars Ludi. Nella prima parte di questa elegia, la voce intona melodie popolari cinesi, attorniata da strumenti tipici della tradizione orientale, come i tamburi cinesi, thai gong, tam-tam, e i piatti Xiao-Bo, Nau-Bo e Chuan-Bo. Nella seconda parte la voce diventa più lirica e gli strumenti a percussione (marimba, vibrafono e timpani) creano sonorità più vicine alla tradizione occidentale.